La Theotokos nella Chiesa Ortodossa

Nell’insegnamento dei Padri è la funzione materna della Chiesa che fornisce il passaggio, quanto mai naturale, verso la mariologia. Se la Parola, nella sua portata obbiettiva, considerata in se stessa è ampiamente sufficiente, esiste, invece, da parte nostra un’insufficienza che postula una protezione materna. Abbiamo, insomma, bisogno di essere come dei fanciulli che stanno sulle ginocchia della Chiesa per comprendere la Parola divina. “Il solo nome della Theotokos, della Madre di Dio, contiene tutto il mistero dell’economia (della salvezza)” dice S. Giovanni Damasceno. L’analogia tra Eva e Maria è stata formulata per la prima volta da Sant’Ireneo e dopo di lui, per i Padri, Maria è appunto la Donna nemica del Serpente, la Donna rivestita di Sole, il luogo in cui palesa la sapienza di Dio nel suo stesso principio e cioè nella santità e nella castità dell’essere. “Non esiste che una Vergine – Madre e a mio avviso le conviene il nome di Chiesa” dice Clemente Alessandrino. “È veramente giusto dicono San Basilio e San Giovanni Crisostomo – proclamare beata te, Theotokos, che sei beatissima, tutta pura e madre del nostro Dio.
Noi magnifichiamo te, che sei più onorabile dei cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei serafini, che in modo immacolato partoristi il verbo di Dio, o vera madre divina”. San Gregorio il teologo diceva: “Chi non considera Maria come madre di Dio è fuori dalla divinità”, cioè dalla chiesa. Secondo la tradizione Ortodossa Orientale, non può esistere alcun rito religioso senza l’invocazione di Maria; non può esistere alcuna Chiesa senza l’icona di Essa, Maria, la sempre- Vergine. Se lo Spirito Santo personifica il tipo stesso della santità divina ( S. Cirillo) la Vergine, che è in sé manifestazione di santità, personifica la santità umana. Ed è questa integrità archetipica che fa della Vergine il cuore della Chiesa Ortodossa.
Inoltre, essendo la verginità la caratteristica strutturale del suo essere, Essa, prima ancora di un suo qualsiasi atto, manifesta il trionfo sul male e detiene il potere ineffabile. Tanto è vero che la semplice presenza della “purissima” costituisce qualcosa di insopportabile da parte delle forze demoniache. Ontologicamente legata allo Spirito Santo, Maria appare come la consolatrice vivificante, L’Eva-vita che salvaguarda e protegge ogni creatura, ergendosi in tal modo con la sua protezione materna a figura della Chiesa Ortodossa. L’icona della Vergine Madre di Dio che regge il bambino Gesù non è un’icona solo della Vergine, bensì l’icona dell’incarnazione o icona della Chiesa: la comunione del divino e dell’umano.

 

Il Significato del Dogma della Theotokos

1. Questo titolo è stato dato a Maria nel 431 dal Concilio di Efeso attraverso la proclamazione di un dogma ed è una conseguenza della dottrina cristologica affermata dal concilio. Il concilio di Efeso fu il terzo concilio ecumenico e si tenne dal 22 giugno al 31 luglio del 431 a Efeso, in Asia Minore, sotto il regno dell’imperatore Teodosio II; vi parteciparono approssimativamente 200 vescovi e si occupò principalmente del nestorianesimo. Secondo il concilio Gesù Cristo, pur essendo sia Dio che uomo – come già diceva in precedenza il concilio di Nicea – , è un’unica persona. Le due nature, divina e umana, sono inseparabili e perciò Maria può essere legittimamente chiamata Madre di Dio.

2. Il nestorianesimo enfatizzava la natura umana di Gesù a spese di quella divina. Il concilio denunciò come errati gli insegnamenti di Nestorio (Patriarca di Costantinopoli), secondo cui la Vergine Maria diede vita ad un uomo Gesù, non a Dio, non al Logos (Il Verbo, Figlio di Dio). Il Logos risiedeva in Cristo, era custodito nella sua persona come in un tempio. Cristo quindi era solo Theophoros, termine greco che significa “portatore di Dio”. Di conseguenza Maria doveva essere chiamata Christotokos, “Madre di Cristo” e non Theotokos, “Madre di Dio”. Gli storici hanno definito i confronti tra i sostenitori di una e dell’altra posizione “controversie cristologiche”. Il concilio decretò che Gesù era una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e completamente uomo, con un’anima e un corpo razionali. La Vergine Maria è la Theotokos perché diede alla luce non un uomo, ma Dio come uomo. L’unione di due nature in Cristo si compì in modo che una non disturbò.

La Madre di Dio e la realtà storica del “Figlio dell’uomo”
La Madre di Dio ci mostra, anzitutto, la realtà del Figlio di Dio che si inserisce con estrema naturalezza e concretezza nella storia, manifestandosi agli uomini, suoi fratelli, come un inerme bambino avvolto in fasce (Lc 2,9), ma che è il “Figlio dell’uomo” che riceve da Dio signoria e gloria. Il Salvatore Cristo Signore (Lc 2,11), ora che è nato per tutto il popolo (Lc 2, 10-11) dalla Vergine, diventa pienamente compartecipe della vita dell’uomo. Sebbene Dio rivestito di luce (Sal 104,2), attorno a lui non brilla nessun alone di gloria ma, come qualsiasi altro bambino della famiglia umana, è segnanto da fragilità e bisogno. Colui che era presso Dio (Gv 9,11), ora è diventato il figlio di Maria (Mc 6,3), il figlio del falegname (Mt 13,55), l’uomo che si chiama Gesù (Gv 9,11). Come ogni uomo su questa terra, patirà gli stimoli della fame (Mt 4, 2; Lc 4,2) e della sete (Gv 4,8); si stancherà (Gv 4,6); soffrirà per l’ingratitudine (Lc 17,17–18); proverà compassione (Lc 7,13); piangerà la morte di una persona cara (Gv 11, 35.38) e le sventure della città dell’uomo (Lc 19,41). Egli sarà mite anche con chi lo rifiuterà (Lc 9, 51–56); gradirà il calore dell’amicizia (Lc 10,38–41); chiederà compagnia e conforto nell’ora della prova (Mc 14, 34.27; Mt 27,38.40); si farà aiutare nel portare il peso della croce (Mc 15, 21; Mt 27,32; Lc 23,26); morirà come tutti nella sofferenza, senza scendere dalla sua croce (Mc 15,29-32; Mt 27, 39–44; Lc 23,35–37).

Le opinioni dei protestanti su Maria includono le posizioni teologiche dei principali rappresentanti del protestantestantesimo come Martin Lutero e Giovanni Calvino, nonché di alcuni rappresentanti moderni.

Essendo difficile generalizzare sul posto che Maria madre di Gesù occupa nel protestantesimo data la grande diversità tra le varie confessioni protestanti, ci si limiterà ad alcune dichiarazioni generali.

I riformatori come Martin Lutero, Ulrico Zwingli e Jhoan Calvin  in diversi punti dei loro scritti avevano espresso quelli che sembrano essere esempi di una pietà mariana  cattolica residua.

L’enfasi protestante sulla Sola Scriptura, solus Christus, soli Deo gloria, ha ridotto al minimo l’onore attribuito a Maria, e l’insegnamento protestante sulla madre di Dio si attiene unicamente alla breve parte a lei riservata nelle scritture e nel credo.

Alcuni dei primi protestanti venerarono e onorarono Maria. 

Martin Lutero disse di Maria:

“L’onore dato alla madre di Dio è stato così profondamente radicato nei cuori degli uomini che nessuno vuole sentire alcuna opposizione a questa celebrazione … Garantiamo anche che dovrebbe essere onorata poiché noi, secondo le parole di San Paolo Romani 12, siamo in debito di mostrare onore l’uno all’altro per il bene di Colui che dimora in noi, Cristo Gesù. Pertanto abbiamo l’obbligo di onorare Maria.

Ma state attenti a darle il giusto onore. Sfortunatamente temo che le diamo un onore troppo alto, perché le viene accordata una stima molto maggiore di quella che le dovrebbe essere data o di quanto lei considerasse se stessa”.

Zwingli disse: “Stimo immensamente la Madre di Dio” e “Più l’onore e l’amore di Cristo aumentano tra gli uomini, tanto dovrebbe crescere la stima e l’onore dati a Maria

 Quindi l’idea di rispetto e alto onore non fu respinta dai primi protestanti. La questione piuttosto era relativa al grado di onore da riconoscere a Maria, in quanto madre di Gesù, di cui si occupavano i riformatori protestanti, e quindi le implicazioni pratiche per la mariologia sono ancora oggetto di dibattito.

Il riformatore pre-luterano John Wyclif rifletteva lo spirito mariano del tardo Medioevo in uno dei suoi precedenti sermoni: “Mi sembra impossibile si possa ottenere la ricompensa del Cielo senza l’aiuto di Maria. Non c’è sesso o età, nessun grado o posizione di nessuno in tutta la razza umana, che non ha bisogno di chiedere l’aiuto della Santa Vergine.”

Karl Barth (1886–1968), un protestante riformato, fu un importante teologo del XX secolo. Consapevole della comune tradizione dogmatica della Chiesa primitiva, Barth accettò pienamente il dogma di Maria come Madre di Dio. 

A suo avviso, tramite Maria, Gesù appartiene alla razza umana; attraverso Gesù, Maria è la Madre di Dio. Barth concordò anche con il Dogma della Verginità di Maria. Significava per lui che Gesù come essere umano non ha un padre e che come Figlio di Dio non ha una madre. Lo Spirito Santo, attraverso il quale Maria concepì, non è solo uno spirito, ma è Dio stesso il cui atto deve essere compreso spiritualmente e non fisicamente.

 Maria è “piena di grazia” secondo Barth, ma questa grazia non è guadagnata ma totalmente data a lei. Per quanto riguarda la verginità di Maria dopo la nascita di Gesù, Barth sostenne che la Chiesa adottò questa posizione non a causa di Maria ma a difesa della sua Cristologia. 

Barth considerava la venerazione delle chiese cattoliche e ortodosse di Maria un terribile errore e una idolatria, idea che oggi tutte le comunità e culti neo protestanti la professano .

Fonte : wikipedia.org      

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