Le chiese ortodosse sono piene di luce, di calore, di intimità, perché ogni punto delle pareti rappresenta il cielo, mettendo l’uomo in comunione con gli angeli, i profeti, gli apostoli, i martiri e i santi tutti; l’uomo è veramente in cielo in visita presso Dio. Attraverso le icone, gli affreschi, il culto liturgico, i riti divengono meravigliosamente viventi che il cielo cosi intimo e vicino diventa quasi palpabile. Nella lunga intimità con queste presenze prende forma l’aspirazione insaziata verso ciò che è puro e assoluto; i ceri coronati di fiamma, la nube d’incenso, l’ardore della fede dei presenti, gli inni e le preghiere cantati, attestano con fede che gli appelli divini dei santi Evangeli sono fruibili e si rivolgono a tutti. Ecco che lentamente, facendo ingresso nel rito ortodosso, assistiamo alla reciproca sottomissione del Silenzio alla Parola, l’Indicibile che mostra l’Invisibile, irrompe di fatto la vita visibile della Parola: “Ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia la Parola di vita, noi ve l’annunciamo; poiché la vita si è fatta visibile e noi l’abbiamo vista”(1Gv.1,1-3) Annuncio e visione si donano come un unico Mistero e noi, come in uno specchio, “E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore”.(2Cor. 3 ,18) Entrando nella divina liturgia ortodossa, ogni fedele è in visita presso Dio stesso, posto nella sua nudità come creatura al suo cospetto, miracolosamente di fronte alle porte del cielo, con timore e tremore egli sperimenta nella propria miseria del peccato, la grazia del pentimento e nel dono delle lacrime il perdono di Dio. La divina liturgia è la vivente unione dell’infinito e del finito, il luogo della santificazione del mondo e dell’essere umano che è nel mondo, esso è anche pienezza della gloria di Dio per opera dello Spirito Santo. L’intera storia della salvezza trova nella divina liturgia ortodossa la sua ricapitolazione e concreta apparizione. L’intero cosmo è liturgicamente santificato dalla grazia che discende sulle creature colmandole di quella ricchezza gloriosa che è Cristo Signore fra noi. “cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria” (Col. 1,26-27) La liturgia insegna il vero rapporto tra la persona e la comunità, tra il membro e il corpo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». (Gv.13, 34-35) Negli uffici liturgici queste parole prendono il rilievo delle cose vissute, ci aiutano a distaccarci da noi stessi, a fare nostra la preghiera dell’umanità. Accanto al nostro destino, ecco tutti i destini degli uomini. I fedeli ristorati, rinnovati in questa comunione attraverso questo amore, ritrovano la sua verità e la vera essenza delle cose, la solitudine è spezzata. La liturgia ci dà così da vivere la verità evangelica secondo cui la salvezza di una sola anima, facendo astrazione dalle altre, si rivela impossibile. Il pronome liturgico, l’”io”, non è mai al singolare. Il sacerdote è tenuto a non celebrare la divina liturgia da solo, occorre che vi siano almeno due o tre persone, e in essa il mondo intero sia presente. “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». (Matteo 18, 19-20) La preghiera liturgica si pone dunque come canone e misura di ogni preghiera. I Santi Padri dicevano “preghiera” senz’altro per indicare la liturgia eucaristica. La divina liturgia non solo non è estranea al mondo, ma esiste grazie alle cose del mondo in tutta la sua concretezza materiale, santifica il mondo, luogo della pienezza della gloria di Dio come si canta nella liturgia eucaristica: “i cieli e la terra sono pieni della Tua gloria”. Non è certo casuale che dalla liturgia traggono alimento le più autentiche esperienze di santità maturate dalla cristianità ortodossa. L’esistenza dei santi è diventata una vivente liturgia, una concreta testimonianza della luce del Cristo risorto in mezzo a noi. Il vescovo il collegio sacerdotale, e i fedeli formano un solo corpo liturgico, nel quale ciascuno riveste la sua funzione particolare. Questa unità spiega perché l’ortodossia non ha mai ammesso nella Chiesa l’uso di strumenti musicali, di suoni senza parole, perché essa ritiene appunto che soltanto la voce umana può rivestire la dignità del responsorio al Verbo di Dio e che il coro che canta unanime, è la espressione del Corpo, unito al coro degli angeli.
Ierom. Serafim Incinti
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.