DOMENICA DELLA SANTA CROCE (Terza di Quaresima)

Siamo alla Terza Domenica del ciclo quaresimale, dedicata alla Santa Croce. La Croce è centrale nel culto cristiano: prima di qualsiasi preghiera, fin da quando ci alziamo dal letto fino al nostro ultimo respiro prima di dormire, ci segniamo con il segno della beatissima Croce. Prima di baciare una icona, prima di leggere il Vangelo, durante i servizi divini… sempre ci segniamo con la croce. E’ paradossale come uno strumento di morte e di sofferenza sia diventato il segno della speranza e dell’amore: è uno dei paradossi del Cristianesimo.

Nel rito del Mattutino per questa festa è prevista la Grande Benedizione del popolo con la santa Croce. Fra le preci che il sacerdote recita benedicendo i fedeli, vi è una emblematica: Tu che volontariamente sei stato innalzato sulla croce, Cristo Dio, abbi compassione del nuovo popolo chiamato col tuo nome. Il Signore non solo ha accettato il giogo della Croce, ma nell’economìa della salvezza ha voluto seguire questo cammino, perché sapeva di dover risorgere gloriosamente. Tutti i fedeli cantano con speranza: ci inchiniamo dinnanzi alla tua Croce, o Signore, e magnifichiamo la tua Resurrezione. La Croce santissima trasfigura la nostra vita: è per questo che nell’iconografia ortodossa, l’aspetto del Cristo crocefisso non è troppo sanguinolento né inanimato, ma è piuttosto in una sofferenza gloriosa. Possiamo dire che se guardiamo alla Croce guardiamo, in piccolo, ad ognuno di noi, coi suoi drammi quotidiani e le sue sofferenze. Ci viene chiesto ad ognuno di noi di portare la propria croce e di godere della Resurrezione con Cristo, il quale ha portato la Croce dei nostri peccati una volta per tutte. Il Vangelo di oggi infatti, continuando nel percorso di pentimento e redenzione della Quaresima, ci parla delle nostre priorità durante questo labirintico cammino:

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».[Marco 8,34-9,1].
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La Santa Croce è il mezzo della salvezza, è la nostra arma, il nostro scudo: in questa domenica, meditiamo sui Misteri della Redenzione e della rinascita dell’universo, purificato dal Sangue sparso dall’Agnello per la salvezza di coloro che credono. La Croce si fa patibolo dell’Agnello Immacolato, dell’ultima offerta dell’Antico Testamento che è anche la prima offerta della Nuova ed eterna Alleanza: il Cristo stesso infatti ha dichiarato di non essere venuto ad abolire la legge, ma a compierla. E in questo egli si fa suprema ed eterna oblazione per il Padre, per il perdono dei nostri peccati. La Santa Croce diventa quindi una allegorica spada con la quale l’Agnello di Dio viene immolato per la salvezza e il rinnovamento dell’Universo. Quasi come un asse cosmico, la Croce si fa scala verso il Paradiso per il Ladrone pentito, per colui che ha saputo chiedere perdono al Signore anche nell’ultimo momento della sua vita, e per tutti noi che possiamo emularlo, così che al termine della nostra vita terrena, riusciremo a udire la dolce voce di Dio che ci dirà: oggi sei con me in Paradiso.

Padre Atanasio

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