FESTA DELLA DORMIZIONE DELLA MADRE DI DIO

Ma come mai accade che la fonte della vita è condotta alla vita vera attraverso la morte? Perché colei che nel parto andò ben oltre i limiti della natura, va adesso soggetta alle leggi della condizione mortale e il suo corpo immacolato soggiace alla morte? Occorre senz’altro deporre ciò che è mortale per rivestirsi d’immortalità, visto che neanche il Signore del mondo si è sottratto alla prova della morte. Egli però muore secondo la carne per distruggere la morte con la morte, scalzando la corruttibilità mediante l’incorruttibilità e facendo della morte una sorgente di risurrezione. Pur essendo serva, nelle imperscrutabili profondità del suo amore per gli uomini egli la rese sua madre, secondo il divino piano della salvezza, e veramente – non secondo apparenza si incarnò in lei. Era naturale che le schiere degli angeli assistessero alla sua dipartita, pronte ad accoglierti. Che morte beata quella che permette di arrivare a Dio! Ciò viene concesso da Dio a tutti i suoi servi devoti noi lo crediamo fermamente, ma c’è una differenza infinita tra noi servi di dio e sua madre. Che nome daremo allora al mistero che ti avvolge? Lo chiameremo morte? Se anche la tua anima santa si separa dal corpo tuo purissimo, secondo natura, e se anche accade che il tuo corpo è affidato alla sepoltura come tutti gli altri, quel che resta non è però la morte e il corpo stesso non è destinato alla decomposizione. A te, che hai conservato intatta la tua verginità durante il parto, il corpo viene mantenuto incorrotto dopo la morte, trasferito in una dimora più nobile e sublime. Come dunque chiamerò la tua dipartita? Non certo “morte”, ma “dormizione”. Tu infatti esci da una dimensione corporea ed entri in un’altra dimensione, migliore della prima. Angeli e arcangeli ti hanno portata, e alla tua dipartita gli spiriti immondi hanno tremato. Quando passi, o Madre di Dio l’aria viene benedetta e santificata. Il cielo accoglie con gioia la tua anima. Incontro a te vengono le potenze del cielo, con gioia e solennità, acclamando: “Chi è costei, che sale così splendente e sorge come l’aurora, bella come la luna, radiosa come il sole?”. Quanto sei bella e dolce! Tu sei un fiore dei campi, un giglio in mezzo alle spine: per questo ti amano. Al sentire i tuoi aromi noi tutti accorriamo: ecco, il re ti ha introdotto nelle sue stanze; le potenze dei cieli ti accompagnano, i principati benedicono, i troni celebrano, i cherubini esultano di stupore, i serafini glorificano colei che per natura e secondo verità, nel piano eterno di Dio, è madre del loro Signore. Per gli angeli e per tutte le potenze fosti gioia infinita; per i profeti sei stata gaudio incommensurabile. Tu benedici il mondo e santifichi l’universo. Sei il sollievo di chi soffre, la consolazione di chi è afflitto, la salute per chi è infermo, il rifugio per chi è nella prova, l’ausilio per chi ricorre a te. Che soprannaturale prodigio! Quanto straordinario è ciò che è accaduto! La morte, da sempre è ritenuta mestizia, di lacrime e di affanno, ora è fonte di gioia e di lode. Per questo motivo il tuo corpo santo e immacolato è stato affidato a un sepolcro, preceduto, accompagnato e seguito dagli angeli, com’era giusto nei riguardi della madre del loro Signore. Al contempo, gli apostoli e la Chiesa tutta cantavano e facevano risuonare inni profondamente ispirati, dicendo: “Ci sazieremo dei beni della tua casa: santo è il tuo tempio, mirabile nella giustizia”, oppure: “L’Altissimo ha santificato la tua dimora”, oppure: Monte di Dio, monte eccelso, dalle alte cime: te Dio ha desiderato come sua dimora”. Gli apostoli ti portarono a spalla, come fecero un tempo i sacerdoti con l’arca, e deposero te, vera arca di Dio nel sepolcro: esso fu per te come il Giordano, e ti condusse alla vera terra promessa, la Gerusalemme del cielo, madre di tutti i credenti, il cui architetto è Dio stesso. La tua anima non è discesa negli inferi e la tua carne non ha visto la corruzione; non fu abbandonato il tuo corpo alla terra inviolato, ma sei stata traslata nella reggia del cielo, tu, regina e signora, madre di quel Dio che veramente da te è stato generato. Ma come è potuto accadere che il cielo abbia potuto contenere colei che è più grande dei cieli stessi? Come può un sepolcro accogliere la dimora di Dio? Eppure è successo: L’ha accolta davvero. Ella non fu più grande dei cieli per dimensioni fisiche e come potrebbe un esile corpo paragonarsi all’ampiezza dei cieli? ma lo fu per la grazia, che ha travalicato ogni dimensione spaziale: non c’è limite per Dio. O luogo santo, mirabile, degno di venerazione, ancora adesso gli angeli ti vegliano con timore e tremore, i demoni inorridiscono, gli uomini ti guardano con fede e ti rendono onore, salutandoti con lo sguardo, con la bocca e con l’affetto del cuore, onde ricevere da te copiose benedizioni. Come unguento prezioso, stillato sulle vesti e poi rimosso, lascia comunque tracce di sé, così questo corpo santo e purissimo, impregnato del profumo di Dio, fonte di grazia, deposto nel sepolcro e poi ad esso sottratto per più alti siti, non lascia il sepolcro stesso senza una traccia, ma anzi gli infonde il divino profumo della grazia, facendone la sorgente della guarigione e di ogni bene per tutti coloro che vi si accostano con fede. Anche noi in questo giorno di festa restiamo accanto a te o nostra signora, Vergine e Madre di Dio. Leghiamo alla tua speranza le anime nostre, come a un’ancora sicura e affidabile, a te consacriamo anima e corpo, tutto ciò che siamo ti onora, con salmi, inni, cantici spirituali, ecco ti offriamo la primizia del nostro grazie, segno del nostro umile pensiero che è infiammato d’amore per te. Volgi a noi il tuo sguardo, o Madre di Dio, guidaci al porto sicuro della divina volontà, rendici degni della beatitudine futura. A lui, in unione con il Padre e lo Spirito vivificante, sia gloria, onore, forza, maestà e splendore, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amin Ieromonaco Serafim Incitti

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