La fame di Ortodossia nell’Occidente di oggi

Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo.[Rm 15,2]

Riflettendo su questa brevissima quanto intensa frase dell’Apostolo Paolo, rivolta ai Romani, non possiamo non domandarci: cos’è questo bene? e cosa si intende edificare? san Paolo scrive in greco, e per bene intende αγαθος (agathòs), che nell’Antichità Classica veniva inteso non solo come bene sentimentale, ma era legato indissolubilmente alla bellezza, alla ricchezza interiore ed esteriore, e alla armonia. La radice greca ag-, inoltre, si ritrova anche in agapis, ovvero  amore. Bene, Bellezza e Amore, per “costruire” (προς οικοδομήν), per edificare il fratello. In questo pleroma di significati non possiamo che pensare dunque che il massimo “bene” si trovi proprio nella Chiesa ed è dalla Chiesa che noi attingiamo la forza e la grazia necessari per compiere il bene per e del prossimo nostro, secondo il comandamento di Cristo: dall’amore che vi è fra voi si capirà che siete miei discepoli.[cfr. Giovanni 13,34-35]

Ecco, dunque, in questo Occidente di oggi, manchevole della spiritualità dei nostri antenati, dove tante distrazioni e tante concause hanno smosso la rigidità del mondo antico e hanno sconvolto il nostro Paese, cosa può farci tornare ad essere uomini degni di questo nome? Nella Chiesa Ortodossa, si insegna che l’Uomo nacque perfetto e solo dopo la  caduta del primo uomo, Adamo, entrò in noi il peccato e quindi la morte, la degradazione e tutti i vizi propri della natura nella quale attualmente ci troviamo a vivere. La Chiesa Ortodossa insegna la via tramite la quale poter ritornare alla nostra natura originale, alla comunione con Dio. E di questo ha fame oggi l’Occidente, di ritrovare sé stesso. Noi Occidentali siamo stati, per molti secoli, maestri di dottrina cristiana e di forte spirito. Abbiamo contribuito enormemente all’avanzamento della civiltà umana e alle Arti, contribuendo alla ricerca del Bene, alla ricerca di Dio. Dove siamo, invece, oggi? ci perdiamo nelle piccolezze, cerchiamo la seconda casa, la macchina, il benessere materiale, dimenticando quella Bellezza che ci nutre l’anima, quel vibrante alito del cuore che ci chiama verso un obiettivo più alto.

L’Occidente ha smarrito la strada e deve ritrovare se stesso, se non vuole diventare un paradiso infernale, fatto di finte libertà, di orribili doppiezze e di falsi egalitarismi. L’Occidente può tornare ancora a brillare della Luce dei santi, riflesso della Luce di Cristo, se ritroverà le sue radici e oserà andare controcorrente nel mare di questo mondo, se si arrampicherà come fece Zaccheo il pubblicano per vedere Cristo, allora vedrà quella stessa Luce potente e vittoriosa, vedrà il Signore stesso e si sentirà dire: “verrò da te a mangiare, oggi”. Vedrà di nuovo fiorire le arti, i mestieri, e la propria dignità. Non una dignità mondana, non una dignità falsa, ma una vera dignità umana, frutto della virtù e della armonia. Infatti, un mondo senza Dio è il caos, è disarmonia, è tristezza. San Serafino di Sarov diceva sempre a tutti: mia gioia, il Cristo è risorto!

E nulla di più vero si può trovare in questo saluto pasquale, la necessità di affidarsi al Signore risorto dai morti per trovare la vera letizia, la gioia suprema che, se ce ne rivestiamo, fa di noi uomini migliori, uomini sereni e senza paura, uomini coraggiosi nell’affrontare i giorni di quest’epoca così confusa, ombrosa, confusa perché non conosce il Signore.

Rimaniamo saldi nel ortodossia, 

+ Avondios

Vicario generale 

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