Salva, o Dio, il tuo popolo, e benedici la tua eredità; sui nemici concedi la vittoria ai Cristiani ortodossi, e preserva la tua nazione per la potenza della Santa Croce.
Così cantiamo alla Santa e vivificante Croce del Signore molte volte al Vespro e alla Liturgia dell’Esaltazione, una delle dodici feste maggiori del calendario liturgico. Il 14 (27) settembre è il giorno di questa festa meravigliosa, ed è la seconda festa dell’anno liturgico, che segue di pochi giorni la Nascita della Vergine Maria. Non a caso le due feste sono vicine nella memoria liturgica, perché per mezzo della Vergine la salvezza arrivò sulla Terra, e per mezzo della Croce il Cristo compì il Mistero della Salvezza.
San Leone il Grande, papa di Roma (+461) nel suo Sermone VIII sulla Passione così spiega con poetica enfasi il ruolo della Croce del Signore nell’economia della salvezza:
O ammirabile potenza della Croce! O ineffabile gloria della Passione! Qui si trova il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e la potenza del Crocifisso… Hai attirato tutto a te, o Signore, perché, con la rottura del velo del tempio, il Santo dei Santi fosse sottratto agli indegni servitori.
La Santa Croce è per noi rifugio e fortezza, e il baluardo contro il nemico visibile e invisibile. Ma questa festa non è semplicemente una memoria della Croce, quanto piuttosto la sua esaltazione. Cosa significa questa parola? Il significato profondo di questo vocabolo è una congiunzione di significati fra “scoprire” e “magnificare”, ed è esattamente ciò che avvenne quando la santa imperatrice Elena scoprì la preziosa Croce a Gerusalemme: è questo evento particolare che noi oggi ricordiamo con gioia ed esultanza. Possiamo davvero dire, insieme con san Paolo Apostolo… Quanto a me, non sia mai che mi glorii d’altro se non della croce del Signor Nostro Gesù Cristo [GaI. 6, 14].
Perché rendiamo gloria alla Santa Croce? Perché, nelle parole di san Giovanni Crisostomo:
Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa. Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel cuore. La croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro si è lasciato condurre come pecora al macello. [Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo, 54,4]
Liturgicamente, noi ortodossi celebriamo il ritrovamento della Croce emulando lo sforzo degli operai che trassero fuori dalla terra la preziosa Croce: al giorno d’oggi, al Mattutino, il sacerdote innalza la Croce e la conduce fino al centro della navata, affinché tutti possiamo venerarla, e unge i fedeli con l’olio benedetto, simbolo delle misericordie che Dio ha prodigato per tutto il genere umano dal Legno prezioso della Croce.
Nel giorno della Santa Croce teniamo un digiuno rigoroso, evitando piatti di origine animale, serbando nel cuore la fame spirituale che deriva dal nostro desiderio del banchetto senza fine che il Signore ha preparato per quanti lo hanno amato sulla Terra, portando ognuno la propria piccola croce, seguendo il Signore fin sul Golgota del proprio ego, e guadagnando così la corona della gloria.
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