Domenica delle Palme

Il giorno seguente, una grande folla che era venuta alla festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui, gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». E Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra come sta scritto: «Non temere, o figlia di Sion; ecco, il tuo re viene, cavalcando un puledro d’asina». [Giovanni 12,12-15]

Così il Vangelo di Giovanni ci presenta l’ingresso del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo a Gerusalemme: la Cristianità fin dai primissimi secoli ha adottato l’uso di ricordare il trionfante arrivo del Signore alla antica città di Gerusalemme. Fin dal IV secolo in Egitto, in Siria, in Palestina e negli altri luoghi dell’Oriente è già attestata una benedizione delle palme; in Occidente arriverà molto tardi e su influssi egiziani. Infatti, verso la metà del VI secolo, molti monaci copti emigreranno in Gallia e fu proprio dall’attuale Francia che, fra VI e VII secolo, l’usanza della processione della Domenica delle Palme appare nei Messali e nei libri liturgici. A Roma verrà adottata come pratica obbligatoria solamente nel XI secolo. Uno dei primi inni occidentali per la Domenica delle Palme fu scritto nel VII secolo da Teodulfo d’Orleans e si chiama “Gloria, laus et honor”. Nelle Chiese di Grecia, dei Balcani e d’Oriente la processione e la benedizione delle palme da sempre fanno parte della tradizione vissuta della Chiesa.

Nella pratica attuale della Chiesa Ortodossa, la Domenica delle Palme è un giorno di festa dopo la lunga Quaresima ed è l’inizio della Settimana di Passione. Come per le grandi feste, la chiesa è addobbata con fiori e piante (palme e ulivi soprattutto). I fedeli e il clero tengono in mano le candele accese e le palme (o i fiori) durante la Divina Liturgia, in special modo durante il Grande Ingresso. Ma perché i cristiani portano i fiori e le candele durante la celebrazione della Domenica delle Palme? I fiori sono simbolo della rinascita, e rimandano alla Resurrezione, la rinascita del mondo dopo che il nostro Signore e Salvatore ha tratto dagli inferi i giusti e li ha condotti in paradiso, rinnovando l’intero universo: in questo noi crediamo e aspettiamo il ritorno del Signore Dio per una rinascita senza fine. Le candele sono simbolo della fede ardente per Dio, simbolo della vita che passa, che si consuma come la cera delle candele, ma alla luce del Verbo incarnato, consapevoli dell’esistenza di Dio.

Fra le tradizioni popolari più particolari, i russi festeggiano la Domenica delle Palme con la processione degli asini: il vescovo locale (o qualcuno da lui benedetto) siede su un asino vestito di bianco e precede il clero e il popolo che cantano il tropario della festa per le vie della città. Novgorod osserva questa tradizione da tempo immemorabile mentre Mosca ha avuto la sua cavalcata solo dal 1558 al 1693, quando il patriarca sedeva sull’asino e l’imperatore lo portava a piedi.

In Romania e in Moldavia, così come in molte zone rurali dei Balcani, si pensa che nel giorno delle Palme le ragazze non sposate potranno scoprire il futuro marito, e quindi si ingegnano in molti modi pur di vedere chi potrà essere. In Romania si dice che un bambino colpito con un ramo di salice in chiesa durante il giorno delle Palme crescerà forte e sano.

Siamo chiamati come ogni anno a vivere la festa della Domenica delle Palme, preparandoci con maggior consapevolezza alla sofferenza, alla Croce, alla morte e alla gloriosa Resurrezione del Salvatore Gesù Cristo, nostro Dio e Signore, che attraverso la sua passione vivificante e attraverso la sua discesa agli inferi ha rinnovato il mondo e ha salvato la razza umana e tutto l’universo riportandoci al Padre, e non c’è modo migliore di festeggiare il suo Ingresso trionfante a Gerusalemme se non emulando quei bambini innocenti che, presi dei rami di palma, lo venerarono dinnanzi alle porte della Città Santa.

Diac. Marco Giorgi

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